
La straordinaria capacità descrittiva e comunicativa dell’autore trasportano il lettore dentro racconti profondi, le parole che costituiscono le pagine di questo “forziere” trasudano emozioni potenti in ogni singolo istante descritto.
Nelle prime 100 pagine Manolo si descrive, raccontando il ragazzino vivace che era durante l’adolescenza. Descrive le sue radici, racconta da dove e da chi proviene, parlando molto nel dettaglio delle varie figure della famiglia a cui appartiene.
Poi ci sono le montagne, là sullo sfondo, che per tutti suonano come pericolose e da evitare, ma non per lui che un giorno le va a toccare con mano e capisce che l’attività verticale è l’unico “problema” che si diverte a risolvere. Si approccia alla roccia, praticamente per caso, diventando poi il Manolo che tutti conosciamo: ovvero la figura capace di vivere la sua esperienza verticale lontano dalle abitudini e dagli stereotipi diffusi degli alpinisti più tradizionali conquistatori di vette, scoperchiando una nuova concezione di ciò che non si chiamava ancora arrampicata.
“Non sapevo ancora di aver trovato una passione che mi avrebbe aiutato a superare momenti difficili e ostacoli inimmaginabili; e che, per quanto possa sembrare assurdo mi avrebbe anche salvato la vita”

(cedits: montura.it)
Manolo è un personaggio fuori dal coro, non sovversivo, ma semplicemente alla ricerca di una re-interpretazione di uno stile strettamente personale, che stravolgeva gli standard alpinistici del momento. Supera concetti largamente in voga a quei tempi ma per lui totalmente estranei… per la prima volta ci si concentra anche sul “come” scalare e non su una banale conquista di una vetta spesso martoriata a mezzo di qualsiasi artificio.
Su questo tema Manolo ci dice:
“Quelle vie che forzavano a colpi di martello le pareti e riducevano la scalata ad un semplice esercizio di carpenteria erano una faccia dell’alpinismo di quel periodo. L’arrampicata era una forma di libertà e nessuno vietava di salire le montagne in quel modo; il fatto che lo considerassi sbagliato, sentendo la responsabilità di ciò che ci lasciavamo alle spalle, riguardava solo me“
Le esperienze che lo “rapiscono” nel mondo della montagna sono migliaia, sembrano essere infinite, non esistevano momenti di pausa tra una scalata e l’altra se non per racimolare qualche soldo e ripartire quanto prima per sempre nuove esperienze. Come il Manolo ragazzino anche quello arrampicatore, in montagna, ne combina veramente di tutte le sorti. Nel leggere i vari episodi descritti si rimane veramente allibiti da quante volte abbia rischiato di non tornare a casa.
“Abbandonai il grigio verde e tutto ciò che in qualche modo riconduceva ad una divisa, persino la tuta da lavoro; incominciai un periodo di scalate furiose, aprendo quasi una via nuova ogni giorno”
Manolo è un personaggio straordinario che, seguendo come un’ossessione il proprio amore incondizionato verso la verticalità, ad un tratto si rivela il visionario che in molti oggi ben conoscono. E’ il tassello di una storia che ha trasformato l’alpinismo in una vera e propria arte estrapolando una nuova essenza e diffondendo una concezione di arrampicata ben distinta e alternativa rispetto ai costumi tradizionali del periodo.
Una concezione rivoluzionaria è pronta a diffondersi nel mondo delle scalate.
Alcuni articoli su Manolo:
In Marmolada (Anni ’80)
Su Eternit, 9a (2009)
Chi è Manolo?
#
manolo zanolla
maurizio zanolla manolo
manolo eternit
eternit manolo
manolo 9a