La felicità del lupo, Paolo Cognetti

Recensione del libro: La felicità del lupo

Un libro che sa di stufa.

Un libro in cui Paolo Cognetti racconta l’essenzialità della vita di montagna vista da diversi occhi in contemporanea. Tutti i personaggi che compaiono in questo racconto si identificano nella montagna come un luogo in cui possono stare al sicuro, ma ognuno interpreta questo legame in maniera decisamente diversa e personale, sulla base del proprio vissuto.

“Le montagne non sono fatte solo di ruscelli prati o ghiacciai ma anche dei desideri delle persone che ne fanno parte”.

Tra i personaggi c’è Fausto, uomo disincantato che dopo il fallimento di un matrimonio è alla ricerca di un nuovo inizio così decide di auto-estirparsi dalla città per ripartire con una nuova vita in un paesino di poche anime: Fontanafredda; poi c’è il gattista Santorso che tra un grappino e l’altro prepara minuziosamente le piste da sci del piccolo comprensorio sciistico della zona; Babette invece è personaggio dai pochi sogni, considera la montagna un mucchio di sassi nonché il luogo che casualmente ospita il ristorante che gestisce; infine troviamo la giovane Silvia, ragazza intraprendente e sognatrice che guarda le montagne con occhi da esploratrice.
Un fattore molto interessante è che ognuno di questi personaggi rappresenta le diverse fasi di un’unica vita, c’è chi cerca la novità e i sogni, chi invece un nuovo inizio e chi si accontenta della propria routine.

La struttura del libro si rifà al libro delle 36 vedute del Monte Fuji, evidentemente Paolo Congetti è attratto dalla cultura zen orientale, ed è incuriosito da questa contrapposizione tra il mondo della natura e delle montagne e la vita degli esseri umani, la prima totalmente indifferente e disinteressata al mondo degli esseri umani.

In realtà poi, leggendo il libro, questa interpretazione zen viene rielaborata in maniera molto autentica, l’autore non ha nessuna intenzione di accostare la montagna ad una metafora della vita, vuole semplicemente trasmettere gli odori, i gusti e le cose concrete, come se raccontasse un mondo visto da “dietro le quinte”. Descrive tutto in maniera molto semplice e profonda, insomma, è un libro pieno di praticità e cose tangibili in cui attraverso le storie dei personaggi si scopre cosa veramente accade in un paesino di montagna. Spesso ci si immagina che questi luoghi, fuori dalla bolla dell’assalto turistico se ne restino letteralmente immobili ad aspettare la prossima ondata di villeggianti in realtà niente mai si ferma.

Le storie che si intrecciano ci fanno capire quanto la montagna possa risultare sia una valvola di evasione ma anche un rifugio dove sentirsi al sicuro: questo vale sia per chi li ci è nato ma anche per chi li ci è arrivato per scelta. E poi c’è il lettore che anch’esso sulla base alle proprie vicissitudini e interpretazioni scopre l’accoglienza che la lettura di queste storie forniscono.

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