Croci di vetta, Salvini, Santanchè e il Cai: la politica delle fake news

 

Croci di vetta, Salvini, Santanchè e il Cai, gli ingredienti giusti per una minaccia alla libertà non solo di espressione ma anche di riflessione.

Magari fosse solo una fake news, in quel caso sarebbe molto semplice e veloce smentire e ripartire come nulla fosse, peccato che siamo davanti ad un grottesco incidente, un’incomprensione, o forse un pretesto, dove chi non ha capito niente continua a fare propaganda su ciò che ha travisato o che non vuole comprendere??

Il CAI ultimamente aveva fatto grandi passi di rinnovamento, stava vivendo una metamorfosi quasi surreale, da qualche mese a questa parte il cambiamento più visibile è stato sicuramente quello editoriale, con l’istituzione de “Lo Scarpone” i temi trattati erano posti in maniera interessante sicuramente attuali e ricchi di spunti per riflettere.

Purtroppo però a seguito di una strumentalizzazione mediatica uno degli ultimi articoli (questo qui in cui si parla delle croci di vetta presenti su molte montagne) si sono generate numerosissime reazioni scatenate dal grido di “al lupo al lupo” dei ministri Salvini e Santanchè indignandosi di un’ipotesi non solo mai enunciata  ma nemmeno mai presa minimamente in considerazione né dal cai né nell’articolo in questione.

Consiglio di leggere l’articolo prima di proseguire la lettura, per meglio capire la sterilità del dissenso dei 2 ministri rispetto a cose mai dette e mai scritte.
Vai per un attimo all’articolo e torna tra poco.

Bene, se si è letto l’articolo e non ha la stessa superficialità di Santanchè ben si comprende che non vi è nessuna iniziativa mirata a togliere le croci di vetta, purtroppo però, appannati dai titoli ambigui di certe testate tipo: “Basta croci di vetta sulle montagne: la crociata al contrario del Cai” e “Stop alle croci sulle vette: sono anacronistiche e divisive” i 2 ministri, finiti nella trappola della superficialità di fermarsi ai titoletti senza leggerne il contenuto (in linea con il mood dell’italiano medio), hanno subito gridato all’attentato!!!

Il Cai risponde, e clamorosamente chiede scusa per un delitto che non ha commesso mostrando un atteggiamento servilistico di obbedienza e riverenza nei confronti delle figure politiche sopracitate, dissociandosi dall’autore dell’articolo (Pietro Lacasella) e dal direttore editoriale Marco Albino Ferrari con conseguente dimissioni di questi ultimi.

Considerando Lacasella e Ferrari non solo degli ottimi professionisti ma anche delle menti aperte che nel Cai hanno dato e darebbero un tono decisamente innovativo e rivoluzionario, da una parte spererei in un loro ritorno all’interno della redazione de Lo Scarpone (il canale web del cai), dall’altra penso che forse proprio per queste loro caratteristiche non siano compatibili con il carattere reazionario che il Cai ha dimostrato di possedere ancora.

Se in passato vedevo il Cai in modo abbastanza neutrale anzi, anche un pò aggregativo, negli ultimi mesi mi aveva decisamente coinvolto positivamente, prima però di deludermi profondamente in questi giorni a valle di questo episodio.

A prescindere di come andrà avanti la questione rimane un grosso amaro in bocca soprattutto per l’ingiustizia, da parte del Cai, ai danni non solo dei due grandi intellettuali ma anche ai danni della libertà e della trasparenza.

In ogni caso la cosa che possiamo fare per continuare a sentirci liberi è quella di seguire le interessanti riflessioni proposte da Pietro Lacasella attraverso il suo blog (https://www.facebook.com/AltoRilievoVdM) e da Marco Albino Ferrari leggendo i suoi libri e i suoi interventi.

Per capire meglio  la vicenda qui trovate un articolo de Il Post che riepiloga bene i fatti.

Prossima attività in montagna:

Davide Canil
Davide Canil - Blogger e Acc. di Media Montagna

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