Dopo la comunicazione della non approvazione del progetto “Valgrande Bike” tutti coloro che amano veramente la montagna hanno sicuramente provato un grande senso di felicità.
Ma cosa proponeva il progetto? E perché è importante che le amministrazioni e gli enti svolgano realmente il ruolo di veri e propri garanti della natura e della conservazione?
Le montagne rappresentano uno dei tesori più preziosi del nostro pianeta. Non mi riferisco solo al loro valore escursionistico, ma soprattutto alla loro importanza ambientale. Tuttavia, sono costantemente minacciate dall'azione umana, spesso dietro l'uso di termini propagandistici come "sostenibilità" e "valorizzazione" che assomigliano ahimè sempre più a dei cavalli di troia piuttosto che riflettere trasparenti e innocue intenzioni.
Le diverse vette raccontano storie millenarie da molteplici prospettive: dai fenomeni naturali che plasmano il paesaggio e generano un patrimonio inestimabile di biodiversità, ai contributi culturali dei popoli che le hanno abitate.
In un'epoca caratterizzata da crescente urbanizzazione, è essenziale proteggere e conservare le montagne. Questo è il motivo che ha portato all'istituzione dei primi parchi naturali in Italia più di cento anni fa, come il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, il Parco Nazionale del Gran Paradiso e il Parco Nazionale dello Stelvio. Queste aree sono oggi protette dalla legge 394/1997 e rappresentano luoghi dove la conservazione ambientale è prioritaria.
Proprio di recente nel Parco Nazionale della Val Grande una di queste minacce è stata fortunatamente annientata, sto parlando del progetto “Valgrande Bike”, per il quale la relazione tecnica del direttivo del parco stesso ha evidenziato che il progetto avrebbe comportato significative interferenze con l'integrità del sito e con la conservazione degli habitat e delle specie.
Il progetto intendeva creare un percorso cicloturistico con nuovi tracciati e opere d'arte sul crinale di Piancavallone, un'idea che avrebbe messo a rischio la conservazione di un'area ancora poco influenzata dall'antropizzazione..
Sono lieto di vedere il Parco Nazionale della Val Grande mantenere il suo impegno a preservare l'ecosistema e la vita naturale attraverso una gestione sostenibile e rispettosa dell'ambiente. Questo rappresenta una ripresa positiva dopo l'errore madornale rappresentato dall’ installazione di una via ferrata (inaugurata nel 2022) piuttosto invasiva in una delle zone più avventurose e remote del parco, mi riferisco al progetto "Selvaggio Verde".
Come appassionato nonché come professionista di montagna, mi batto per promuovere un approccio conservativo. Credo fermamente che i luoghi naturali non abbiano bisogno di interventi invasivi per essere valorizzati. I veri tesori di questi luoghi sono già presenti e pronti per essere scoperti nella loro semplicità, solitudine e fragilità.
Inoltre nelle Alpi sono già presenti numerose località in cui l'integrità dell'ambiente naturale è stata notevolmente alterata attraverso l'installazione di impianti a fune e colate di cemento, trasformando alcune zone in luoghi simili a parchi di divertimento.
Dunque, invece di creare ulteriori interventi simili, non sarebbe meno dannoso orientare coloro che cercano esperienze legate al puro divertimento e all'adrenalina verso questi poli di attrazione già esistenti?
La montagna non è per tutti, ma per tutti coloro che la tutelano.
La montagna non ha bisogno del progresso ma della conservazione.
La montagna non è profitto. Quello lasciamolo in città.
La montagna è rispetto.
La montagna è lealtà.
La montagna è educazione.

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