Il paradosso della Rivoluzione che diventa Moda.
Fa sempre bene allo spirito organizzare una mezza giornata per andare ad arrampicare e godersi il classico calcare di Lecco, una delle province più piccole della Lombardia che offre infiniti metri cubi di una roccia veramente caratteristica. La zona è ricordata (dalle persone di cultura) per essere lo scenario di sfondo dei “Promessi Sposi”, ma per i climbers scapestrati rappresenta un’attrazione decisamente di altra natura.
Falesia di Erna, Parete Stoppani, Nibbio e Antimedale sono alcuni luoghi di “culto” dell’arrampicatore lombardo, sono dei posti che rappresentano la storia pionieristica dei primi climbers degli anni 80 che facevano del free climbing un gioco rivoluzionario. Scoprire e superare i passaggi più difficili su terreno verticale era l’unica regola. Passaggi oltre ai limiti di difficoltà. Loro scalavano solo per il gusto di farlo e non per raggiungere la vetta di una montagna o per vantare di aver conquistato una qualche cima. Nasce insomma un vero e proprio movimento, tanto rivoluzionario quanto fine a se stesso. Si pensava alla palestra di roccia come obiettivo e non più solo come allenamento, c’è un vero e proprio cambiamento radicale nello scopo dell’attività verticale.
I vari fenomeni rivoluzionari mi hanno sempre attratto, in qualsiasi ambito: sia in quello politico, che in quello musicale. D’altra parte senti per anni parlare genitori, zii e colleghi parlare del ’68, quando si rinunciava a gran parte dello stipendio scioperando per settimane per cercare di ottenere ascolto. In quelle fasi le persone, unite, ottenevano prima di tutto rispetto e credibilità. La determinazione nel sapere che cosa volevano e il coraggio di denunciare quello che non andava bene per la società faceva loro dei temerari.
Forse sono attratto da quel tipo di episodi perché nella mia realtà non penso di aver mai visto un cambiamento rivoluzionario. Ho sempre visto cambiamenti confezionati da altri, cioè da entità ben diverse da un gruppo di persone. Vedi la rivoluzione digitale per esempio.
Forse è per quello che a quelli della mia generazione manca una consapevolezza importante: il potere del cambiamento. Oggi ci accontentiamo di valutazioni fatte da altri, siamo nati con convinzioni che spezzano l’intraprendenza sul nascere. Ci siamo convinti che ormai i tempi sono cambiati, che adesso non è più come una volta, che non c’è lavoro, che farsi una famiglia sia difficile, bla bla bla, insomma queste cose qui! In realtà è un modo di pensare da persone “arrivate”, cioè che hanno già fatto la loro parte, e che giustamente sono ormai entrate in una fisiologica situazione di comfort (beate loro ???).

Prima il punk, poi l’arrampicata, ho sempre ricercato un aspetto ribelle nonostante mio modo di essere pacato e introspettivo. Il punk una moda adolescenziale, l’arrampicata un bello svago invece, oltre che ad essere un bell’impegno. Con quest’ultima ho capito che è possibile non pensare a nient’altro che a quello che hai davanti mentre scali. Lo dicono tutti gli arrampicatori, è pazzesco! Puoi avere il conto in rosso, i voti all’università che fanno pena, il capo al lavoro che ti tormenta, ma quando vai a scalare non c’è spazio per pensare a quelle “banalità”, devi solo esclusivamente guardare, “leggere”, decodificare e mettere in pratica il movimento, tutto il resto non esiste, almeno per quel momento. Tutto è come all’interno di una parentesi momentaneamente sigillata.
Poi gli amici, si va ad arrampicare sempre in compagnia per forza di cose, serve qualcuno che ti assicuri, e i compagni non sono improvvisati ma persone di cui ti fidi e che ti divertono.
Insomma, se dovessi augurare qualcosa di bello a qualcuno è proprio questo: trovare una passione che ti metta in contatto con tante persone positive e che ti faccia dimenticare tutti i rifiuti mentali anche solo per un momento.











