Vediamoci chiaro

Vediamoci chiaro!

Camminare in montagna è una delle attività più rilassanti che si possa fare.

Ormai ne sono certo, stare all’aria aperta purifica il nostro corpo dello stress e delle preoccupazioni della vita quotidiana, ma allo stesso tempo è un attività da non sottovalutare in quanto, anche se si percorrono semplici e brevi passeggiate, l’esposizione al sole ed agli agenti esterni possono generare alcuni effetti negativi che a volte vengono decisamente sottovalutati.

Il sole: un amico da approcciare con cautela

Esattamente come facciamo per la nostra pelle, che necessita di protezione quando viene esposta al sole, anche per gli occhi vi è la stessa esigenza.

Nello straordinario equilibrio dei numerosi fattori che permettono la vita sulla terra come ben sappiamo il sole fornisce il suo grandissimo e indispensabile apporto, ma allo stesso tempo risulta anche una fonte di elementi che possono diventare dannosi per il nostro corpo.  

Quando ci troviamo in montagna per praticare le nostre escursioni più avventurose, è opportuno tenere presente che retina e cornea devono essere protetti sia dai raggi UVA e UVB, ma anche da una serie di altri elementi, come vento, umidità, aria e pulviscolo.

La gestione dei dettagli

Sono i dettagli che fanno la differenza”, è una citazione che ripeto spesso, ma che torna sempre utile per ricordare che quando ci si prepara ad affrontare un’escursione è necessario pianificare tutto con le dovute accortezze. Alcune volte ci si “perde” nelle apparenti piccole cose, ignorando che in certi casi potrebbero trasformarsi in grandi problemi.

Ad insegnarmelo è stato un episodio che ho vissuto in prima persona qualche anno fa.

Era il 2016 e con Matteo avevamo deciso di scalare il Cervino, era stato un week end indimenticabile perché riuscimmo a completare una bella avventura sulla nostra montagna preferita. Un piccolo inconveniente si presenta però proprio all’inizio del secondo giorno, quello della vetta.
Nel momento in cui stava per sorgere il sole, infatti, scoprii di aver rotto gli occhiali, ricordo che rovistando nello zaino constatai amaramente l’accaduto e purtroppo non erano più utilizzabili: troncati in due!
(Esito piuttosto scontato se ripenso a come li avevo riposti maldestramente all’interno dello zaino).

Lì per lì non ci feci caso, e continuai per la scalata senza timori, anche in vetta, forse inebriato dal bel momento non rilevai nessun problema. Ma non appena facemmo dietrofront per affrontare la discesa le cose cambiarono. Dopo l’euforia della cima il fatto di aver reimpostato la testa in assetto di totale concentrazione mi resi conto che gli occhi cominciarono a lacrimare e mai come in quel momento capii sulla mia pelle, la vera funzione protettiva degli occhiali.

Sarà che si diventa grandi e di conseguenza quella spensieratezza da ventenne che ti fa sentire sempre al “top”  va via via dissolvendosi, che ormai, che ci sia il sole o meno, non riesco più a rinunciare alla protezione degli occhi.

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