Conosci il giusto chilometraggio massimo per capire quando è opportuno cambiare scarpe da corsa su strada o su trail?
Il dilemma
Dopo diversi anni di esperienza passati a correre sulle strade dietro casa e sui bellissimi sentieri che solcano le più belle Prealpi del mondo (quelle varesotte), ho avuto modo di tirare alcune conclusioni sul dilemma che ogni corridore si trova, prima o poi, a dover gestire: dopo quanti chilometri è opportuno sostituire le scarpe da corsa?
Successivamente ai classici errori di gioventù, che mi portarono ad accusare alcuni fastidiosi infortuni articolari mi ero convinto, e allo stesso tempo giurato, che avrei sostituito le mie scarpe da corsa non appena avessi raggiunto i classici 600 km spesso raccomandati.
Per qualche anno mi sono assopito a rispettare questa convenzione ritrovandomi ad un certo punto in cantina una marea di scarpe inutilizzate, alcune tenute da parte per svolgere all’occorrenza i classici lavori di casa, altre invece dimenticate tra polvere e ragnatele in attesa inermi di quel fatidico giorno in cui qualcuno trovava il coraggio di farle finire nella spazzatura.
Scardiniamo le regolette
Passano gli anni e ad un certo punto un po’ quasi inconsciamente mi ribello a questa abitudine e cerco così a scardinare questo concetto di obsolescenza programmata. Sì, possiamo dire che si tratta di un eclatante caso di obsolescenza programmata in quanto un po' per scaramanzia contro gli infortuni e un po' per non osare troppo, ci si limita a seguire la regola così come ce l’hanno raccontata.
Mi sono così messo in gioco e un giorno decido stressare un le mie scarpe da trail running.
Oltre ai km passano anche i mesi e mi accorgo che senza nemmeno rendermene conto arrivo a percorrere 1200 km notando che il test sulle mie articolazioni, oltre che delle scarpe, si è rivelato un successo. I miei tendini infatti godevano ancora di buona salute e tutto mi sembrava irreale. Inizio così a rivalutare, con questo grande riscontro oggettivo in mano, la ferrea regola dei 600 km.
Decido però che il risultato appena ottenuto non è sufficiente ad avallare il mio test, quindi ci prendo gusto e in simultanea mi munisco di un altro paio di scarpe da utilizzare alternativamente ripetendo quindi la prova.
Nuovamente l’esperimento si rivela un ulteriore successo: anche con queste nuove compagne di corsa, nonostante il superamento della soglia dei “mille”, non ho rilevato “danni” ma solo conferme!
Solo conferme
Ho solo avuto la conferma, ancora una volta, che le regole preconfezionate ogni tanto vadano messe in discussione. Ciò che riscatto da questo duplice test è che il metodo migliore per migliorarsi è quello di ascoltarsi perché spesso le risposte sono sempre dentro di noi!
Il difficile è porsi le domande giuste!
Ascoltarsi significa avere la curiosità di provare, testare, sbagliare, constatare! Significa prendere confidenza con le proprie sensazioni per conoscersi e capire sempre qualcosa in più.
Non è facile esporsi a test ed esperimenti, ma in questo caso i risultati poi sono sempre interessanti. Avrei potuto rovinarmi tendini e cartilagini, avrei potuto restare fermo per settimane a causa delle infiammazioni che mi sarebbero potute venire ma non è successo e questo fa risultare tutto ancor più confortante e formativo.
Tutte queste riflessioni non sono altro che il frutto di opinioni totalmente personali e non dimostrabili in maniera certa e scientifica (almeno da parte mia), ciò nonostante trovo comunque molto curioso come il nostro corpo è in grado di adattarsi superando qualsiasi limite autoimposto. Gettare nell’immondizia un paio di scarpe dopo solo 6 mesi di utilizzo a mio parere non è la soluzione giusta per scongiurare infortuni, ma solo una scorciatoia. Una costante preparazione fisica e un ascolto approfondito dei propri “campanelli” portano sicuramente a conclusioni più precise.
