Il concetto di "Grado di Difficoltà" è così tanto soggettivo?
Difficoltà escursionistiche: il concetto di difficoltà comunemente è un fattore molto soggettivo, e non è un aspetto facile da misurare in maniera standard in quanto dipende molto dalla preparazione e dall’allenamento individuale.
Prima di partire per un’escursione è opportuno analizzare le distanze e i dislivelli per conoscere indicativamente quale tipo di impegno fisico è richiesto. Perché questa valutazione sia fatta in maniera più veritiera possibile in base al proprio stato di preparazione fisica, è importante avere dei parametri di confronto in modo tale che fungano da metro di paragone.
E chi è alle prime armi?
Per i neofiti è opportuno procedere per gradi. Come in tutte le cose anche in montagna, soprattutto per rispettare il principio della prudenza, sembra una cosa scontata ma si consiglia sempre di iniziare con attività molto semplici partendo con delle piccole camminate pianeggianti nel parco vicino casa per esempio, e aumentando di volta in volta in maniera graduale il chilometraggio fino a quando ci si sentirà pronti ad introdurre dei tratti in salita e/o degli aumenti di intensità.
Registra i tuoi allenamenti e le sensazioni.
Tenere registrate in un diario le attività e le proprie condizioni e sensazioni che si hanno prima, durante e dopo l’allenamento, permetterà di misurarsi e imparare a conoscere al meglio il proprio corpo. Per questo potete affidarvi ad app come Strava o Garmin Connect molto utili in questo caso per recuperare, anche a distanza di anni, gli allenamenti, le escursioni e qualsiasi tipo di attività svolta.
Esiste una classificazione più oggettiva per classificare le escursioni?
In Italia, per quanto riguarda l’escursionismo, la commissione centrale preposta del Club Alpino Italiano ha creato una scala di difficoltà redatta con una base descrittiva che si basa su parametri oggettivi quindi non assimilabili a giudizi. La classificazione utilizzata in Italia è così differenziata: T, E, EE.
Vediamo nello specifico come si differenziano le diverse tipologie e secondo quali criteri vengono valutati i sentieri:
T “turistico”, rappresenta un itinerario che si sviluppa su strada sterrata ciclopedonale, è un percorso quindi ben segnalato evidente.
E “escursionistico”, itinerario che si sviluppa tipicamente su sentieri di montagna o collina. In questo grado di difficoltà il percorso è ben visibile ma, a differenza del livello T, non si sviluppa lungo una strada o una ciclo pedonale ma percorre un fondo naturale in ambiente montano, quindi dove vi è necessario essere dotati di adeguata attrezzatura escursionistica per muoversi con la maggior sicurezza possibile, scarponcini in primis e saper utilizzare gli strumenti e le tecniche di orientamento.
EE “escursionisti esperti”, gli itinerari EE sono escursioni che presentano tipicamente difficoltà tecniche da non sottovalutare in cui molto probabilmente sarà necessario superare alcuni passaggi esposti o delicati, oppure tratti in cui la direzione da prendere non sarà evidente (per esempio attraversare un’area caratterizzata da pietraie o sentieri poco battuti e nascosti dalla vegetazione) in questi casi infatti è necessario saper “leggere” il territorio per individuare la rotta migliore oltre naturalmente a saper utilizzare gli strumenti di navigazione e i le tecniche di cartografia e orientamento.
Classificazione troppo generica?
Questo tipo di classificazione (T, E, EE) forse può risultare poco specifica e apparentemente sembra non fornire un’idea subito chiara.
Approfondimento: la scala di difficoltà Svizzera.
La scala utilizzata dal CAS (Club Alpino Svizzero) ad una prima occhiata sembra essere più approfondita in quanto i livelli utilizzati sono esattamente il doppio della scala italiana: si va dal T1 al T6.
Ma entriamo nel merito…
Si, i livelli sono 6, però…
La premessa importante e fondamentale da fare di queste sei classificazioni è che: le prime 3 si riferiscono al livello escursionistico mentre a partire dal livello T4 si fa riferimento ad escursioni alpine, quindi che rientrano nell’ambito alpinistico; un’altra nota necessaria riguarda il livello T3 in cui è indicato che sui sentieri classificati con tale difficoltà possano esserci passaggi assicurati con corde o catene. Dunque anche qui siamo in ambito alpinistico, infatti quando i passaggi sono attrezzati con materiale integrativo (catene e canaponi) è presumibile che tali passaggi vadano affrontati con il supporto di attrezzatura alpinistica come imbragatura e almeno due moschettoni. Di fatto quindi nell’ambito puramente escursionistico sia CAI che CAS hanno redatto solamente 2 classificazioni (se escludiamo il livello Turistico).
Vediamo le definizioni del CAS sulle due difficoltà escursionistiche:
T1: Sentiero ben tracciato. Se segnalato secondo norme FSS: giallo. Terreno pianeggiante o poco inclinato, senza pericolo di cadute esposte.
T2: Sentiero con tracciato evidente e salite regolari. Se segnalato secondo norme FSS: bianco-rosso-bianco. Terreno talvolta ripido, pericolo di cadute esposte non escluso.
In conclusione
Sembra tutto molto vago ma forse l’intenzione nel redigere queste difficoltà era proprio quella di lasciare all’escursionista il dovere di informarsi in maniera più dettagliata possibile analizzando tutti, ma proprio tutti, gli aspetti di un’escursione, che non sono facilmente condensabili in poche semplici parole.
Ecco che come spesso accade è l’esperienza ma soprattutto la raccolta di più informazioni possibili durante la preparazione di una gita che fanno la differenza. Informarsi significa: chiedere opinioni a persone più esperte come amici, guide, rifugisti.
In questo modo l’escursionista, acquisendo sempre maggior consapevolezza, avrà modo di cogliere il vero significato delle sintetiche definizioni ufficiali, che abbiamo visto qui sopra, in maniera sempre più dettagliata.
Ph Credit: Daniele
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